Un nuovo tesoro nella Valle dei Re

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Alfabravo
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Un nuovo tesoro nella Valle dei Re

Messaggioda Alfabravo » sab feb 11, 2006 9:59 am

LONDRA - Archeologi americani hanno trovato una antica tomba egizia intatta nella valle dei Re, la prima dopo la leggendaria scoperta di quella di Tutankhamen, nel 1922. Lo riferisce la Bbc. La tomba, di cui si ignorava l'esistenza ed è stata scoperta per caso, conteneva sarcofagi e cinque mummie in perfetto stato, che gli studiosi, guidati da un team dell'Università di Memphis, non sono riusciti ancora a identificare.

La zona della valle dei Re fu usata per le sepolture di nobili per circa 500 anni, a partire dal 1540 a.C. Si tratta della 63.ma tomba scoperta da quando la valle fu studiata, nel 18.mo secolo. Si trova a soli 5 minuti a piedi da quella del faraone Tutankhamen. Patricia Podzorski, esperta di arte egizia all'Università di Memphis, ha detto che la squadra stava lavorando alla tomba di un faraone della 19.ma dinastia, Amenmesses . "Stavano scavando accanto a quella tomba, dove c'erano i resti delle capanne usate dai lavoratori che la costruivano, quando da sotto è emerso un cunicolo", ha raccontato. Quattro metri più sotto, c'era una singola camera che conteneva i sarcofaghi con maschere funerarie colorate, e oltre venti anfore che recano simboli faraonici.

Si ritiene che la sepoltura risalga alla 18.ma dinastia, i faraoni che governarono l'Egitto dal 1539 al 1292 a.C., all'inizio del cosiddetto Nuovo Regno. La loro capitale era Tebe, l'attuale Luxor. "Da 100 anni - ha commentato Podzorski - la gente dice che la valle dei Re non nasconde più nulla. Lo dissero anche prima che Howard Carter trovasse e la tomba di Tutankhamen, e persino dopo. Ma continuavano e continuano a sbagliarsi".
per vedere il video:
http://www.ansa.it/main/notizie/videone ... 97375.html

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Carmen
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Messaggioda Carmen » sab feb 11, 2006 10:15 am

Chissà che emozione...bellissimo vedere i sarcofagi ancora intatti!!!
Ho letto due libri sulla scoperta della tomba di Tutank-amon...I libri più belli che io abbia mai letto.

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Luca-VE
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Messaggioda Luca-VE » mer feb 15, 2006 5:28 pm

Ci sono stato nel 2000 mi sembra...
Se ne avete l'occasione, praparate un viaggetto in Egitto, ne vale la pena!
I siti sono uno piu incredibile dell'altro, anche la valle dei Re!
Inoltre troverete il caldo piu' devastante che io abbia mai sentito in vita mia!!!!
Ciao
Luca

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supersubaruman
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Messaggioda supersubaruman » gio feb 16, 2006 5:28 pm

Diciamo che la storia delle piramidi è ricca di misteri..

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supersubaruman
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Messaggioda supersubaruman » gio feb 16, 2006 6:43 pm

LA RIVOLUZIONE ARCHEOLOGICA
di Daniele Rossi


I TEMPLI DELLE STELLE

I monumenti più antichi che ci sono giunti dal passato, come i templi della piana di Giza, i monoliti delle isole del Pacifico o la città di Tihuanaco in Perù, hanno da sempre rappresentato un mistero per gli studiosi che hanno tentato di datarli o di interpretare la loro funzione. Infatti, sono stati edificati completamente in pietra (non databile con gli strumenti di cui disponiamo), il più delle volte utilizzando monoliti pesanti fino a 200 tonnellate. Anche utilizzando la tecnologia moderna, sarebbe per noi molto difficile riprodurre simili costruzioni, basti pensare che le due gru più potenti di cui disponiamo non possono sollevare più di 200 tonnellate.
Ma la cosa più sorprendente è che tutti questi monumenti furono costruiti secondo allineamenti stellari, inserendo nelle misure delle loro dimensioni i numeri del codice precessionale. Per capire in cosa consista, è necessario definire cosa sia la precessione degli equinozi, fenomeno che si può paragonare ad un gigantesco orologio astronomico. Come tutti sappiamo l’asse terrestre è inclinato rispetto all’eclittica; le forze gravitazionali del Sole e della Luna sul rigonfiamento equatoriale, che tenderebbero a riportarlo perpendicolare all’eclittica, determinano un movimento doppio conico dell’asse (immaginate il movimento di una trottola) in senso retrogrado, che compie un giro completo di 360° in un periodo di 25920 anni. Ciò vuol dire che la posizione delle stelle cambia lentamente nel tempo: se prendiamo un preciso giorno dell’anno (l’equinozio di Primavera nell’antichità) a ogni cielo corrisponderà una precisa data degli ultimi 25920. In base al segno zodiacale in cui sorge il Sole all’equinozio di Primavera si definisce un’era astronomica: attualmente il Sole sorge nel segno dei Pesci, ma poco più di 2000 anni fa sorgeva in Ariete.
Questo moto millenario è definito da sette numeri che costituiscono il codice precessionale:
72 = un grado precessionale (il numero di anni per determinare lo spostamento di un grado);
144 = due gradi precessionali;
2160 = trenta gradi precessionali (definisce un’era astronomica sotto un segno zodiacale);
4320 = sessanta gradi precessionali;
36 = mezzo grado precessionale;
54 = tre quarti di grado precessionale;
108 = un grado e mezzo precessionale.
Tali numeri si trovano spesso moltiplicati o divisi per una potenza del dieci (troviamo cioè numeri come 216, 360, 432, ecc.). La precessione, una scoperta fino a pochi anni fa attribuita ad Ipparco, era conosciuta e misurata fin dalle primissime civiltà di tutto il mondo.

In luoghi tra loro lontanissimi, distanti anche decine di migliaia di chilometri, ritroviamo le tracce di una religione stellare perduta, che come adesso vedremo voleva riprodurre il cielo di una precisa epoca sulla Terra, attraverso la costruzione di templi che riflettessero gli allineamenti delle stelle.


EGITTO

Il luogo da cui è iniziata la ricerca sull'origine della civiltà è l'Egitto, più precisamente sulla piana di Giza, presso Il Cairo, dove si trovano una serie di monumenti attribuiti universalmente alla IV dinastia dei faraoni egiziani. Queste costruzioni celebri in tutto il mondo, ovvero le tre piramidi, la Sfinge e due templi megalitici, sono stati oggetto di una serie di studi negli ultimi 15 anni che hanno portato a incredibili scoperte.

Il leone di pietra
La Sfinge è la più grande scultura mai realizzata dall'uomo. Lunga 72 m e alta 20, essa è orientata con assoluta precisione verso l’Est vero, è puntata cioè verso il sorgere del sole all’equinozio di primavera. Secondo le teorie degli egittologi moderni la Sfinge fece la sua comparsa durante il regno del faraone Chefren, nella forma di un leone con la testa umana. Ma non esiste praticamente alcuna iscrizione che la attribuisca definitivamente ad un preciso sovrano; questo fatto è molto strano se si considera l’abitudine dei faraoni di porre i propri sigilli in tutti i monumenti importanti, anche in quelli che non erano stati costruiti da loro. Durante i primi scavi attorno alla Sfinge fu ritrovata una stele della XV dinastia fatta incidere dal faraone Tuthmosis IV, uno dei restauratori del monumento. Sebbene compaia anche il nome di Chefren, non è assolutamente specificato se egli fosse stato il costruttore o solamente un precedente restauratore. In virtù del luogo in cui è stata scolpita, una fossa scavata nella pietra, la Sfinge necessita di continue opere di manutenzione per evitare che la fossa si riempia di sabbia. Per questo motivo già nel secolo scorso alcuni archeologi ipotizzarono che il monumento fosse stato edificato in periodo predinastico, quando cioè l’Egitto non aveva ancora quel clima desertico sfavorevole al mantenimento della statua. La svolta decisiva che ha rovesciato la teoria accademica sono stati gli studi del geologo Robert Schoch, nel 1991, e di molti altri scienziati negli anni successivi. Studiando l’erosione della Sfinge si resero conto che essa era stata causata non dal vento bensì da precipitazioni atmosferiche. Basta un semplice confronto con l’erosione di tutti gli altri monumenti dell’Antico Regno per rendersi conto che il leone di pietra fu costruito nel periodo predinastico. Cercando di stabilire un’età minima, tutti i geologi concordano che la Sfinge ha almeno 7000-8000 anni, contro i 4500 che le vengono attribuiti dall’archeologia ufficiale.


Le piramidi
Le piramidi di Giza sono certamente il più imponente complesso monumentale mai costruito dall’uomo. Come la Sfinge anch’esse sono prive di iscrizioni, per questo la datazione e la funzione sono ancora incerte. Sebbene la scienza ufficiale le abbia catalogate come tombe, non sono mai stati ritrovate mummie o decorazioni funerarie al loro interno. Furono invece costruite già sigillate, tanto che il primo che vi entrò, uno sceicco arabo del nono secolo, dovette farsi strada scavando nella roccia, poiché le entrate dei passaggi erano ostruite da enormi blocchi di granito.
La maggiore delle tre piramidi, quella attribuita a Cheope, è un’autentica meraviglia architettonica sotto tutti i punti di vista. E’ formata da 2,5 milioni di blocchi di calcare perfettamente intagliati, per un peso complessivo di 6 milioni di tonnellate. In origine era anche dotata di un rivestimento esterno di 144000 blocchi di calcare bianco, che però fu rimosso nel IX sec. per ricostruire Il Cairo dopo un violento terremoto. Non abbiamo idea di come sia stata edificata, in quanto le teorie costruttive attuali, basate su rampe e piani inclinati, presentano tutte degli evidenti limiti fisici. Anche considerando bassissimi coefficienti d’attrito, è infatti fisicamente impossibile pensare che le pietre venissero trasportate a forza di braccia su pendenze superiori a 1:10. Lo stesso trasporto dei blocchi fino al luogo di collocazione rimane un mistero, in quanto venivano estratti da cave di pietre lontane centinaia di km. Oltre all’imponenza della costruzione, degna di nota è l’eccezionale precisione costruttiva: i lati di base differiscono solo di poche decine di cm per una lunghezza di 230 m, e tutti i condotti interni hanno un’inclinazione pressoché perfetta di 26°. Gli errori di misura delle lunghezze della costruzione sono dell’ordine dello 0.1 %.
Ma la singolarità della piramide arriva da ben più straordinarie caratteristiche: è perfettamente allineata verso i punti cardinali e si trova esattamente sul 30° parallelo, ad un terzo tra polo ed equatore. Il rapporto tra perimetro e altezza è 2#960; (preciso fino a 3 cifre decimali), lo stesso che troviamo tra una circonferenza è il suo raggio. Immaginando la piramide come una semisfera, essa rappresenta un emisfero terrestre in scala 1:43200. Anche la collocazione delle stanze interne e dei condotti seguono precisi scemi geometrici e matematici. Chiunque abbia costruito una simile meraviglia architettonica non voleva costruire una semplice tomba, come invece la teoria ufficiale ha sempre sostenuto. Una svolta fondamentale nello studio delle piramidi sono stati gli studi di Robert Bauval negli ultimi 15 anni. Egli notò che la disposizione dei tre monumenti combaciava con la disposizione delle stelle della cintura di Orione (Sah), che nella religione egiziana corrispondeva al dio Sokar (l’antico nome di Osiride). Grazie alle simulazioni al computer, Bauval confrontò la sfera celeste delle epoche passate, per ricercare il momento di corrispondenza esatta tra cielo e terra. Con sua sorpresa scoprì che la piana di Giza non combaciava con il cielo del terzo millennio a. C., l’epoca a cui si fanno risalire le piramidi; il perfetto allineamento si era verificato invece agli equinozi di primavera dell’ XI millennio a. C. Teoricamente in tale epoca non sarebbe dovuta esistere alcuna forma di civiltà o di organizzazione, invece già allora c’era qualcuno che seguiva e registrava il moto delle stelle, e poneva le basi per quel grandioso progetto che è la piana di Giza.


Lo specchio del cielo
Il mondo accademico si schierò apertamente contro questa teoria della correlazione stellare, senza però poter negare che le tre costruzioni combaciavano effettivamente con la cintura di Orione. La nuova teoria fu solo l’inizio di ulteriori sensazionali scoperte.
L’allineamento astronomico non si limitava alle sole piramidi di Giza. All’alba dell’equinozio di primavera del 10500 a. C., la Sfinge, rivolta verso est, puntava verso il sorgere del Sole Mentre nasceva nella costellazione del Leone. L’enorme statua, che già dopo uno studio geologico si era rivelata più vecchia di qualsiasi altro monumento, non era altro che un indicatore precessionale che voleva indica l’Era del Leone. In un altro sito a nord di Giza, Dashour, altre due piramidi, attribuite entrambe a Shefru (padre di Cheope), rappresentavano in terra le Iadi, due stelle della costellazione del Toro. Sempre nella stessa epoca il Nilo e la Via Lattea erano continui all’orizzonte, e sembravano rappresentare un unico fiume celeste. Solo dopo aver compreso il significato stellare dei monumenti, si comprese il corretto significato degli antichi testi funerari e religiosi che fino a 20 anni fa avevano un significato oscuro per gli studiosi, come ad esempio:
“Rostau (Giza) è la casa di Sokar”
“Rostau è il meraviglioso luogo del Primo Tempo” (quando Osiride scese in terra)
“Osiride è Orione”
“Il Nilo è un fiume celeste, la via lattea è un fiume d’acqua tortuoso” (Dai Testi delle Piramidi)
“Non sai Asclepio, che l’Egitto è l’immagine del cielo, proiezione, qui nel profondo di tutto l’ordinamento celeste?” (Testi Ermetici)

La teoria della correlazione stellare sconvolse il mondo accademico. Appena qualche anno più tardi, un altro grande ricercatore, Graham Hancock, scoprì che essa non interessava solo l’Egitto.


CAMBOGIA

Esattamente a 72° a est di Giza si trova un altro imponente complesso monumentale, la città di Angkor, costruita dal IX al XI secolo d. C. dai sovrani dell’impero Kmer. La storia di Angkor contiene una serie di elementi oscuri che non sono mai stati chiariti dagli studiosi. Secondo le cronache dell’epoca il principe Jayavarman, che poi stese il progetto della città, era stato istruito “in una terra lontana al di là del mare”, dove aveva imparato i segreti dell’astronomia. Tornato in Cambogia nell’800 d. C., dovette riconquistare il regno, caduto in un periodo di anarchia, per reclamare il trono. Dopo aver ottenuto il potere, con l’aiuto di un gruppo di bramini induisti studiosi di astronomia trascorse praticamente tutta la vita a progettare ed edificare i primi templi di Angkor, che sarebbe poi stata completata nei due secoli successivi. Questa città sacra è nata per esaltare gli dei Indù e per la venerazione del serpente Naga, l’immortale serpente celeste associato alla creazione dell’universo.
L’intero complesso è la rappresentazione simbolica delle precessione: è formato da 72 templi costruiti in un’area di circa 300 km quadrati, ognuno dei quali incorpora nella sua struttura numeri precessionali. Per esempio, l’edificio principale della città, Angkor Wat, è circondato da un muro quadrato di lato 432 hat (1 hat = 0,44 m), e tutte le strade rialzate le conducono all’edificio hanno una lunghezza multipla di 72. Il tempio Bayon, edificato al centro di un’isola artificiale, è sormontato da 54 torri, ognuna con 4 volti di pietre scolpiti per un totale di 216 raffigurazioni. I numeri ricorrono inoltre in molte raffigurazioni sacre incise sulle pareti degli edifici.
Ma il significato astronomico di Angkor non si limitava alla precessione. Nel 1996 Hancock e il suo collaboratore Grigsby scoprirono che i principali monumenti della città erano la controparte terrestre della costellazione del Drago, esattamente come le piramidi di Giza rappresentano Orione. I 16 edifici principali riproducono con una sorprendente precisione non solo il Drago celeste ma anche la Corona Boreale, parte dell’Orsa Minore e il polo nord eclittico (l’unico punto del cielo che non risente degli effetti della precessione). Si comprese allora anche il corretto significato di un’oscura iscrizione trovata in una stele nel tempio Bayon:
“La terra di Kambu è simile al cielo”

Come aveva già fatto Bauval a Giza, i due studiosi cercarono il periodo di perfetta corrispondenza tra cielo e Terra avvalendosi di simulazioni al computer. Anziché trovare una data attorno all’anno 1000, come tutti si aspettavano, la correlazione stellare risaliva ancora una volta all’XI millennio a. C., un’epoca che inspiegabilmente era incorporata in due siti archeologici distanti migliaia di km.

Negli anni successivi, Hancock scoprì molti altri monumenti, sparsi in tutto il mondo, che presentavano significati astronomici e incorporavano numeri precessionali. Un dato interessante è che tutti questi importanti siti, come ad esempio Giza, Angkor, Paracas, l’Isola di Pasqua, l’Isola di Pohnpei, ecc. si trovano a distanze processionalmente significative l’una dall’altra, come per formare un’unica rete di monumenti. A 72° est da Giza troviamo Angkor, a 108° ovest Paracas, a 144° ovest l’Isola di Pasqua, e così via.
Adesso resta solo da chiederci chi mai possa aver elaborato un progetto così complesso come una rete di monumenti stellari, e perché abbia scelto di riprodurre la volta celeste di un’epoca così remota come l’XI millennio a. C.


UNA CIVILTÀ DIMENTICATA

Le conoscenze astronomiche e il linguaggio della precessione sono soltanto due tra i tanti elementi comuni alle prime civiltà. Anche la simbologia religiosa e i miti della creazione si ripresentano pressoché identici in tutte le parti del mondo. Un valido esempio è il mito del diluvio universale: oltre all’episodio del Noè biblico, esistono centinaia di versioni diverse del diluvio, in cui un uomo e una donna costruiscono un’arca per salvare una coppia di tutte le specie viventi. Oltre alla catastrofe, i miti maya, incaici, egizi, indiani, polinesiani, parlano tutti di una precedente civiltà distrutta dal diluvio, da dove giunsero una stirpe di dei mortali che portarono la civiltà al resto del mondo. Tali dei, costantemente associati alla figura simbolica del serpente piumato, portarono la tecnica e l’agricoltura in tutto il mondo. Le tradizioni antiche spesso ci indicano anche la datazione abbastanza precisa del diluvio. In Egitto si parla del Primo Tempo di Orione (astronomicamente parlando l’ XI millennio a. C.), il calendario maya del X millennio a. C., il mito platonico di Atlantide ci indica una data attorno al 9500 a. C. . Queste date coincidono perfettamente con la fine dell’era glaciale, un periodo in cui, in accordo con tutta comunità scientifica, si sono verificate una serie di catastrofi geologiche ed astronomiche sul nostro pianeta.
Se vogliamo cercare i resti di una civiltà fiorita in un tempo così remoto dobbiamo renderci conto che 15000 anni fa la Terra era molto diversa da come è oggi. I ghiacci coprivano l’Europa e nell’emisfero boreale si estendevano dal polo alle coste australiane; le pianure siberiane, l’Alaska e metà del continente antartico avevano invece un clima temperato, ed erano ricoperte da foreste. Il mare era circa 120 m più basso di oggi, per cui le vaste zone costiere di un tempo sono adesso sommerse dal mare. Verso il 16000-13000 a. C., si verificò uno spostamento dei poli magnetici di circa 30° (1). Questo fenomeno, non ancora compreso del tutto dagli studiosi, ci viene documentato dall’orientamento dei minerali ferrosi in prossimità delle faglie oceaniche, e sembra si verifichi con una certa regolarità. Allo spostamento dei poli seguì un aumento delle temperature medie, che determinò l’inizio dello scioglimento dei ghiacci. Il clima globale si stabilizzò nuovamente attorno al 12000, ma nei tre millenni successivi la Terra subì una serie di impatti cosmici che determinarono definitivamente la fine dell’era glaciale (2). Grazie allo studio delle carote di ghiaccio prelevate in Antartide, abbiamo infatti la documentazione di improvvisi aumenti delle temperature medie accompagnati ad un’anomala presenza di iridio nell’atmosfera (un elemento raro sulla superficie terrestre ma abbondante nella composizione degli asteroidi). Ci sono stati diversi impatti di asteroidi di piccole dimensioni fino al IX millennio a. C., il più disastroso verso il 9500: le temperature medie si alzarono di 7,5 gradi in15 anni, e di altri 8 nei decenni successivi. Questi fenomeni determinarono una serie di superinondazioni globali (3), che comportarono un enorme innalzamento del livello dei mari (120 m complessivi) in pochi millenni. Qualunque civiltà si fosse sviluppata in zone costiere, sarebbe stata sommersa da decine di metri d’acqua.
Appena un anno fa è stato ritrovato lungo le coste indiane un complesso urbano di diversi km quadrati a 36 m di profondità, che fu sommerso attorno al 7500 a. C.. Tra i reperti ritrovati ci sono anche dei frammenti di vasellame che recano segni e incisioni, apparentemente una qualche forma di scrittura. Questo ritrovamento è la prova decisiva che la civiltà e la scrittura sono molto più antiche di quanto si pensasse. I nostri antenati si sono trovati di fronte a cataclismi che non possiamo nemmeno immaginare, a dei fenomeni di una così grande entità che sconvolgerebbero anche la civiltà moderna. Gli ultimi impatti significativi sulla Terra sono avvenuti nel 4000-3000 a. C. in Mesopotamia, e portarono alla rovina di un gran numero di civiltà dell’Età del Bronzo Antico. Gli ultimi 5000 anni, fino a poco tempo fa gli unici ad essere catalogati con il nome di storia, non sono altro che un periodo di stabilità insolitamente lungo che sta attraversando il nostro pianeta, ma non vi sono ragioni per credere che in futuro non si ripeteranno fenomeni catastrofici come quelli avvenuti in passato. Per questo motivo il tempo della civiltà non è affatto lineare, bensì ciclico, caratterizzato in altre parole dall’alternanza di periodi di sviluppo e di bruschi arresti, associati a cataclismi di diversa natura.


NOTE
1) studi sul paleomagnetismo di Hapgod (da “La voce delle pietre” di R. Schoch)
2) studi di Clube, Napier, Hoyle ( da “L’enigma di Marte” di Hancock e Bauval)
3) studi sulle inondazioni post glaciali di Shaw ( da “Civiltà sommerse” di G. Hancock)


Bibliografia
Libri:
Robert Bauval “Il mistero di Orione” – Corbaccio Editore 1996

“Custode della Genesi” – Corbaccio Editore – 1997

“La camera segreta” – Corbaccio Editore – 2000

Graham Hancock “Impronte degli dei” – Corbaccio Editore 1996

“L’enigma di Marte” – Corbaccio Editore – 2000

“Lo specchio del cielo” – Corbaccio Editore – 1999

“Civiltà sommerse” – Corbaccio Editore – 2002

Murray Hope “Il segreto di Sirio” – Corbaccio Editore – 1997

Robert Schoch “La voce delle pietre” – Marco Tropea Editore – 2002

Giorgio Terzoli “Il codice degli dei” – scaricato da www.ilcodicedeglidei.it – 2001

S. Giovanni Apostolo “Apocalisse” – da “La Sacra Bibbia” versione ufficiale – 1974

Altri testi consultati:
Thomas Khun “La struttura delle rivoluzioni scientifiche” – Biblioteca Einaudi – 1969

Mario Pincherle “Il Quinto Vangelo” – Macroedizioni – 1983

Giorgio de Santillana “Il mulino di Hamleto” – Adelfhi – 1983

Manuali scolastici:
Alfonso Borsellini “Le scienze della Terra e l’universo intorno a noi” – Italo Bovolenta Editore – 1998 (La precessione degli equinozi, pag. 525)

Ciuffi, Gallo, Luppi “Dialogos 3: la filosofia contemporanea” – Edizioni scolastiche Bruno Mondatori – 2000 (La riflessione epistemologica, pagine 194-206)

Helena Curtis, N. Barnes “Le scienze biologiche” – Zanichelli – 1994 (L’evoluzione da Darwin agli equilibri intermittenti, capitoli 19-20)

Rivista archeologica:
“Archemisteri” – numero di gennaio 2002

Siti internet:
www.acam.it/atland.htm

www.ilcodicedeglidei.it

www.grahamhancock.com


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