EDG ha scritto:noster ha scritto:Io penso che le varie associazione che organizzano le varie mostre siano abbastanza grandi e ramificate da aver il potere di far qualcosa.
L'organizzazione di una fiera ha poco a che fare con la salvaguardia in natura. Fortunatamente il Tarta Club è un'associazione che si occupa di diverse situazioni che riguardano il mondo delle tartarughe (la fiera è solo una cosa), e dovrebbe muoversi anche in certi progetti, ma purtroppo non è facile, siamo in Italia! Burocrazia e divieti non ti permettono di fare niente, e poi per essere concreti, a chi vuoi interessi niente di salvaguardare le tartarughe in natura? (a me, a te, a Giuseppe e pochi altri)
Basta sapere questo: se viene fermato un bracconiere con delle tartarughe catturate in natura, si becca la multa e tutto il resto, si, ma le tartarughe che fine fanno? Nella maggior parte dei casi rimangono in bella mostra come prova del reato, a muffire in qualche ufficio cites. Sarebbe facilissimo riliberarle in natura, e invece no. Una tartaruga bracconata non tornerà più in natura, figurati se si possono fare introduzioni di esemplari nati in cattività. Ci vorrebbero analisi del DNA, ma chi le paga? E chi le fa?
Quindi la realtà è che non si ha il potere di fare niente... non è un caso che il Tarta Club sta ottenendo risultati eccezionali in Madagascar ("terzo mondo"), almeno porta il suo aiuto dove gli è concesso farlo: viewtopic.php?f=20&t=23459
Partendo dalla fine, so dell'encomiabile sforzo fatto dal Tarta Club Italia per le Angonoka in Madagascar. So di quanta dedizione c'è voluta per ottenere dei risultati, so che Il Tarta Club è stato l'unico a livello mondiale a far qualcosa di concreto per questa specie. Ne ho seguito tutte le discussioni inerenti, ad esempio quella sull'incubatrice in cui Tartamau consigliava dei sistemi di raffreddamento da poter approntare in un ambiente come quello malgascio.
Sono del tuo stesso avviso su tutto, dal discorso sulla burocrazia, alla pochezza dei funzionari che di salvaguardia dovrebbero occuparsi.
Ciò in cui son in disaccordo è questo fatalismo di fondo che permea ogni discussione e che tronca sul nascere ogni tentativo di cambiare. Purtroppo è una malattia di noi italiani.
Come vuoi che si muova qualcosa quando noi per primi vediamo solo il lato negativo? Come si fa già a parlare del come se non sappiamo ancora bene di cosa?
Invece cominciamo a parlare di testudo italiana, comicino le associazioni che comunque grazie alle mostre(che ne sono l'espressione più evidente) hanno un largo seguito, a far partire un progetto, non di reintroduzione, ma di sensibilizzazione. Bisognerebbe creare un progetto comune tra le tre o quattro più grandi associazioni e attraverso un sito web in comune raccogliere aderenti e poi veicolare tutto attraverso le mostre. Non partiamo dicendo subito "non serve a niente", "sono cazzate", "è come scalare un K2 di merxx".
Io dico "è gia un inizio" . Non si punterebbe a risultati utopistici tipo che in un anno si otterrà la salvezza definitiva in natura, ma già avremo fatto qualche passo. Per noi salvare le tarte dovrebbe essere un dovere. Se io, come te e come Giuseppe e tanti altri, le le amiamo davvero, e so che è così, qualcosa dovremmo pur fare.
Scusatemi il pistolotto ma non riesco proprio a rassegnarmi.