L'uso delle fonti è regolato dalla Cites, che è un organo sovranazionale. Poi ci sono i vari stati che sulla base di ciò decretano propri regolamenti, solitamente più restrittivi.
Infatti L'Europa ha passato molti animali di seconda appendice in allegato A.
Nel regolamento in essere, ma ho notizie ufficiose che probabilmente qualcosa verrà rivisto, le definizioni di C e D si differenziano per lo scopo commerciale. Di fatto le raccomandazioni della Cites mondiale sono altre. Allego un estratto ed il link al documento ufficiale dove si fa espresso riferimento al fatto che la fonte D può essere data solo a allevamenti riconosciuti (quindi iscritti a livello centrale mondiale) di animali iscritti in I appendice. Non è per contraddirti Pietro, è quanto decretato a livello mondiale e raccomandato, cioè un codice universale, come lo sono le unità di misura, al fine di avere in tutto il mondo la stessa interpretazione. Ecco, qui si notano alcune lacune nella stesura del documento. Per onestà devo dire che la cosa mi è stata fatta notare da un tecnico del Ministero quando gli ho chiesto la reale differenza tra le due fonti.
d) Retention of D provides additional data on commercial trade in Appendix-I species, including
whether Appendix-I animals are from registered breeding operations.
http://www.cites.org/common/com/AC-PC/P ... -Doc01.pdfInfatti a leggere bene il regolamento europeo e come viene poi applicato in tutta Europa, ai fini del commercio e della commerciabilità non c'è nessuna differenza tra le due fonti. Non è un problema di Autorità di Gestione, ma di mancanza di fondamentali in chi ha ripreso certe definizioni. Guarda caso tutte le altre coincidono e solo questa diverge. Immagina che a me hanno dato la D per una specie e la C per le altre due. Spero tu capisca che non è per spirito di contraddizione che faccio notare certe cose, ma è anche uno stimolo a far vedere le cose da un punto di vista un po' più ampio. Io ho il difetto di essere curioso, mi dispiace... ma posso dire che non sempre è un male. Cercherò di spiegare meglio la cosa. A livello mondiale le kleinmanni possono essere commercializzate solo con la fonte D. Un allevatore europeo che abbia esemplari in fonte C non li può far uscire dalla Comunità europea. In coerenza con quanto sopra ripreso, infatti, l'allevatore europeo che può avere la fonte D, deve cioè essere registrato al segretariato mondiale della Cites. In caso contrario si becca la C. La fonte D non sarebbe dunque corretta per la II appendice, che d'altra parte non ha a livello mondiale le restrizioni della I appendice. Per fare un esempio, le Testudo graeca terrestris che sono arrivate a migliaia negli scorsi anni, sono frutto di operazioni di rancing, cioè animali raccolti in natura e quindi allevati in cattività a scopo commerciale secondo delle quote stabilite. Infatti, ad una analisi più attenta, l'Europa ha sospeso le importazioni di questi animali. Spero di essere stato chiaro. Il concetto è che il regolamento europeo è fortemente intrecciato con la convenzione delle parti firmata a livello planetario. Ovviamente non è una leggere, ma è un trattato ratificato ed accettato da tutti gli stati firmatari.
Dal punto di vista della protezione delle popolazioni naturali, gli animali in cattività sono una bomba ad orologeria, in particolar modo nelle zone dove insistono ancora popolazioni naturali. Che tu possa cederlo o meno, ci sarà sempre qualche furbone che libererà animali in natura, indipendentemente dalla possibilità o meno di poter vendere animali. Vedi cosa succede con tutti gli altri animali... Tutto il resto è demagogia. Se fosse per la comunità scientifica, nessuno avrebbe animali a casa, attento. E' la politica che invece gli mette un freno.
Spero con tutto questo di averti aperto una nuova finestra dove guardare per il tuo lavoro, perchè se sei così sensibilie allo spirito dei pagri fondatori, dovresti esserlo altrettanto per le disposizioni, per altro controfirmate dall'Europa, circa i comportamenti da tenere e le leggi da emanare. Insomma, nuovi spunti di confronto...